di Vittorio Righini, 25 marzo 2020
In una situazione di emergenza i nostri “Punti di Vista” risultano forse un po’ troppo schematici, e comunque non sufficienti a soddisfare le forzatamente crescenti curiosità di lettura. Inauguriamo quindi una rubrica di anomale recensioni, di autori e di testi, attingendo agli appunti e agli epistolari dei Viandanti. Per la gran parte riguarderanno, come è da attendersi da un sodalizio di viandanti, il tema del viaggio, ma ci si troverà molto altro. A noi i suggerimenti arrivati sono stati utili. Speriamo riescano altrettanto opportuni e intriganti per chi ci segue.
Ciao Paolo,
c’è un autore che non so quanto tu conosca. È Lawrence Durrell.
Nasce nel 1912 a Jalandhar, in India, a quei tempi ancora colonia inglese, perché il padre, ingegnere ferroviario, sta lavorando alla costruzione della ferrovia. La ferrovia per Darjeeling (che ha fornito il titolo a un film a mio modesto parere mediocre) è un notevole prodotto dell’ingegneria meccanica inglese, e la sua ultima parte, a scartamento ridotto, è un’attrazione turistica per arrivare appunto alla città di Darjeeling, patria del miglior tea al mondo e balcone sotto l’Himalaya, con gran vista del Kangchenjunga, di ben mt. 8586. (Ora, in puro stile Sjoberg, se vuoi divagare e guar-darti la ferrovia di Darjeeling, guarda questo bel video, fino alla fine, però … www.youtube.com/watch?v=Fw4XUHdBR5I).
Probabilmente Lawrence nasce a Darjeeling, e viene registrato a Jalandhar, parecchio lontana; è chic pensarla così, e sta nel personaggio. Va a scuola dagli undici anni in poi in Inghilterra, a Canterbury prima, a Oxford poi, ma con pessimi risultati; la sua infanzia libera in India e il carattere ribelle lo allontanano dalla severa educazione inglese. A quindici anni è pianista jazz e poeta, qualunque cosa tranne che studente.
Nel 1935 convince la madre (tornata in Inghilterra dopo l’improvvisa morte del marito in India) a trasferire l’intera famiglia, compresa Nancy Myers, sua prima moglie, a Corfù. È di questo periodo il suo primo importante libro, Il Libro Nero, surrealismo e sessualità contorta alla massima espressione (censurato in Inghilterra fino al 1973). È sempre di questo periodo l’origine della sua lunga amicizia con Henry Miller, col quale scambierà moltissime lettere perché i due autori si raccontano e si trovano perfettamente uno con l’altro. Nel 1941 per la guerra deve lasciare Corfù, e lavora per l’Intelligence del Ministero degli Esteri Inglese ad Alessandria d’Egitto. Qui sposa la sua seconda moglie, dalla quale trarrà ispirazione per Justine, primo libro del Quartetto di Alessandria, le sue opere più famose e conosciute. Dopo una parentesi in Argentina e poi in Iugoslavia, l’Intelligence lo trasferisce a Cipro, dove vive con la figlia Sappho Jane, ma si separa dalla moglie. Nel 1960, a causa della guerra contro gli inglesi lascia Cipro e si trasferisce in Provenza. Si sposa una terza volta, ma nel 1967 la moglie muore, e nonostante attraversi un periodo di successi (è tra i candidati al Nobel della Letteratura), vive un pessimo momento, compresa una brutta malattia. Si sposa intanto per la quarta volta, un matrimonio che dura solo sei anni. Nel 1985 la figlia Sappho Jane si suicida accusando il padre di incesto psicologico. Il fratello ultimogenito Gerald, famoso naturalista, zoologo e scrittore, lo definisce ‘‘un distruttore di donne’’. Muore nel 1990 per un ictus.
Ora vediamo la famiglia Durrell: L’ultimogenito è Gerald, l’autore del delizioso e simpaticissimo ‘‘La mia famiglia e altri animali’’, nel quale descrive la vita della sua famiglia a Corfù, dal 1935 fino a quando l’eco della guerra suona troppo vicino alla tranquilla isola greca. Come dicevo sopra la madre, che era di certo una donna originale ma pragmatica, subissata dalle insistenti richieste del primogenito Lawrence e di sua moglie Nancy si era fatta convincere a trasferirsi sull’isola greca insieme a tutti i figli (Lawrence appunto, l’originale fratello Leslie, la stralunata sorella Maggie e Gerald): ufficialmente per motivi di clima e di salute, ma in realtà anche per il modesto costi della vita a cui si sarebbe dovuta rapportare rispetto a quello della fredda (e costosa) Inghilterra.
Trascuriamo per un attimo il fatto che Lawrence non è stato il marito o il padre ideale, e guardiamo invece alla sua produzione letteraria. Ho letto il quartetto di Alessandria, cioè quattro libri di storie complicatamente amorose, con intrighi e situazioni sociali e politiche varie, scritti nella seconda metà degli anni ‘50. In ognuno di questi libri si incontrano quattro punti di vista diversi sulla stessa storia, sugli stessi intrighi, perché per l’autore la verità è relativa, e la personalità di ogni personaggio vige solo in funzione del punto di vista del lettore, della sua interpretazione. Durrell ha poi lasciato una vastissima produzione in prosa, molti altri libri che ebbero però minore successo. Ma non di questi ti volevo scrivere, perché per me ben più interessanti sono quelli, sottostimati, che vengono considerati come libri di viaggio o guide, e tali invece non sono affatto.
Sono quattro (o cinque, come vedremo). Per la Giunti Editore: La Grotta di Prospero, relativo al soggiorno a Corfù; Riflessi di una Venere Marina, relativo al soggiorno a Rodi; Gli Amari Limoni di Cipro, relativo al soggiorno a Cipro. Questi primi tre libri vedono la luce tra il 1945 e il 1953, e sono il frutto di una lunga permanenza sulle tre isole citate. Sono molto più di una guida, molto più di un libro di viaggi, sono tre libri di profonda cultura, scritti in modo virtuoso, con riferimenti sempre det tagliati, e di gradevolissima lettura, anche per chi non è così filo-ellenico come lo è il sottoscritto.
Poi, venticinque anni più tardi, un editore propone a Lawrence di fare un viaggio spesato per la Sicilia e di raccontare l’isola a modo suo. Durrell coglie l’opportunità al volo, e addirittura si accoda a un Tour ‘‘tutto compreso’’ della Sicilia, dal nome Carosello Siciliano (come poi il titolo del libro stesso). Ispirato dalle lettere che dalla Sicilia la sua amica Martine gli aveva scritto negli anni precedenti (un’amica del periodo di Cipro, trasferitasi poi in Sicilia, che morì prima del viaggio di Durrell e che invitò molte volte l’autore ad andarla a trovare per mostrargli quanto la Sicilia fosse, realmente, l’Attica Occidentale), l’autore, da buon opportunista qual era, ma anche per la fiducia che nutriva verso i consigli che Martine gli scriveva sulla nostra bella isola, accettò l’offerta. Se l’uomo non merita davvero una grande stima, l’autore la merita fino in fondo, perché anche in questo libro (pur mercenario) riesce a presentarci la Sicilia in modo colto, lirico a volte, con una scrittura perfetta, capace di farci comunque scoprire cose nuove e che non avevamo considerato prima, o di farcele immaginare con occhi diversi. Lo trovai anni fa della Bompiani Editore nei Grandi Tascabili, è del 1977.
C’è un quinto libro del 1978, The Greek Island, che possiedo solo in inglese e presenta delle belle fotografie, ma è prevalentemente una raccolta fotografica, priva delle caratteristiche peculiari dei precedenti, sebbene corredata da un testo dell’autore (abbastanza interessante ma piuttosto generico, data la vastità dell’argomento trattato).
Mi sento quindi di raccomandarti l’autore, penna eclettica, mente raffinata, cultura enciclopedica, e al tempo stesso innovativo e originale, e i suoi quattro libri tematici, sebbene non sarà una ricerca facile (ma questa per te è una priorità, non una difficoltà).
È ovvio, bisogna sempre ricordare che questi racconti ci parlano di atmosfere che oggi non ci sono più: ma io se dovessi tornare a Corfù, Rodi, Cipro e Sicilia, ci andrei con uno di questi libri nella borsa.
PS.: peccato che l’autore abbia ignorato Creta; ne sarebbe uscito un quinto delizioso libro su questa meravigliosa grande isola.