Niente sesso, siam sirene

ebdomadario logodi Marcello Furiani, 21 gennaio 2024

Da bambino – mi raccontava mia madre – ho cominciato presto a leggere, a sfogliare libri illustrati, anche se probabilmente non capivo le parole. Avevamo in casa un’enciclopedia illustrata di fiabe di tutto il mondo. Più che le storie allora mi affascinavano i solchi delle lettere sulla carta e i colori primordiali delle figure di re, principesse e animali. Fu lì che fui folgorato dalla fiaba de La sirenetta di Andersen: era la prima volta che comprendevo che una storia non necessariamente ha un lieto fine, che esiste la tristezza dell’abbandono, la nostalgia simile a un sanguinare, il sacrificio di un amore in schiuma di mare. Credo di dovere qualcosa di importante a letture come queste.

Niente sesso, siam sirene 02Scrivo questo perché le recentissime esternazioni sul sessismo nelle fiabe mi appare letteralmente surreale. Come non comprendere che le fiabe sono la rappresentazione simbolica con semplici strumenti popolari di un tempo andato e che la fiaba è fatta di simboli: principi, principesse, maghi, mostri e foreste incantate, streghe cattive sono le immagini dei nostri processi interiori. Il simbolo si riferisce a qualcosa che, celato dal senso oggettivo e visibile, ne nasconde un altro, più profondo, un elemento capace di mediare tra la coscienza e quel materiale psichico di cui noi non siamo consapevoli, cioè l’inconscio. Quindi è naturale che nelle fiabe i personaggi necessitino di essere appiattiti da un punto di vista caratteriale con lo scopo di rappresentare simbolicamente le varie parti del sé che abitano l’animo umano, permettendo in modo inconscio di entrarvi in contatto.

Prendere quindi a esempio fiabe di secoli scorsi è semplicemente “improprio”. È lo stesso discorso di chi accusa Shakespeare o Philip Roth di maschilismo o di chi vuole riscrivere Dante, Hemingway o Dahl in nome di un politicamente corretto che è pura sciocchezza. Le fiabe sono fatte di stereotipi, sono rappresentazioni simboliche, nel senso di cui ho scritto. Rivendicare per Biancaneve o Cenerentola una forza, un’indipendenza o altro sarebbe come lamentarsi che un tacchino non vola come un’aquila.

E poi, sinceramente, posso dire che questa esasperazione della correttezza politica – concetto vittima di una deriva integralista – mi suona tanto da inquisizione, da caccia alle streghe?

Deve essere successo qualcosa per cui la rivendicazione del sacrosanto diritto alla parità è diventata la sua caricatura, per cui dare fiato a idiozie appare come la ribellione a un “politicamente corretto” di cui, tra l’altro, è sempre più complicato offrire una definizione, tra derive postfasciste e ottusità spacciate per progressismo.

Infine, mi chiedo come sia possibile non comprendere che tutte queste sciocchezze siderali diventino facile strumentalizzazione di una destra davvero maschilista, omofoba, reazionaria, ecc.Niente sesso, siam sirene 03

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