Dai quartieri d’inverno

di Paolo Repetto, 30 giugno 2019

Un tempo persino la guerra rispettava i ritmi della natura. Quando arrivava l’inverno (perché allora l’inverno arrivava ancora), o già addirittura dopo le prime piogge autunnali, le attività militari venivano sospese, per riprendere poi nella primavera successiva. La pausa invernale era determinata da ragioni oggettive (lo stato delle strade, ad esempio, non consentiva lo spostamento di truppe, l’ equipaggiamento dei soldati non permetteva certamente loro di affrontare i rigori del clima, ecc … ), ma era regolamentata anche da un sorta di codice, un patto cavalleresco garantito dalla chiesa stessa. C’erano addirittura delle date, nel medioevo, che aprivano e chiude-vano ufficialmente la stagione della guerra. Durante le pause, in genere piuttosto lunghe, gli eserciti venivano temporaneamente disciolti, ma i graduati trovavano alloggio nelle caserme o in accampamenti fissi, oppure, in mancanza di questi, erano “acquartierati” in particolari zone della città , nelle abitazioni dei civili (si può immaginare con quanta gioia di questi ultimi).
Erano i “quartieri d’inverno”, luoghi dell’ozio, del riposo e anche del vizio. Ma talvolta erano i luoghi e i momenti della riflessione. Cartesio iniziò a pensare alla geometria analitica e alle Meditationes proprio durante una pausa invernale della guerra dei Trent’anni, trascorsa nella Baviera coperta dalla neve. Non è necessario comunque risalire tanto addietro: ne “Il partigiano Johnny” Fenoglio fa muovere il suo eroe proprio in uno di questi particolari momenti. Il “quartiere” è in questo caso rappresentato dalle colline innevate della Langa.
I pezzi che seguono sono stati concepiti in un clima interiore molto simile (quello esterno non poteva essere più diverso, e non solo per l’assoluta assenza di neve e per le temperature anomale); nell’accattivante sensazione di vivere una pausa, ma anche nel timore che possa prolungarsi troppo, che le ostilità non riprendano (o che quand’anche riprendessero, non si avrebbe più voglia o non si sarebbe più in grado di partecipare).
Non sono Cartesio, e nemmeno Fenoglio, ma amo anch’io gli intervalli di pace e di silenzio che consentono di riordinare le idee e magari di immergersi nella lettura accanto al fuoco. Questo libricino non è forse utile alla prima attività, ma è senz’altro congeniale alla seconda. Se annoia, potrà almeno alimentare la fiamma.

Dai quartieri d’inverno (2019)

Dai quartieri d'inverno copertina

Introduzione a “Dai quartieri d’inverno”
I diseredati
Avvisi di fermata
Il supplente nella neve
Appendice – Una “modesta proposta”
Tom Barnaby, antropologo

I diseredati

di Paolo Repetto, 7 marzo 2019
Qual è il titolo della poesia dedicata da Leopardi a Teresa Fattorini, la concittadina morta in giovanissima età?” Gli occhi del concorrente s’illuminano. Stavolta va sul sicuro: “La vispa Teresa.” Un secondo dopo la metà del boccone che stavo masticando torna nel piatto, mentre l’altra s’incastra tra esofago e trachea. …

Avvisi di fermata

di Paolo Repetto, 12 marzo 2019
Ultimamente i messaggi che mi chiamano a riflettere sulla morte si sono moltiplicati. Ce ne sono di espliciti, direttamente inviati dal mio fisico e, sia pure con encomiabile tatto, dalle ditte di onoranze funebri: di sottintesi, come gli appelli dell’AIDO per la donazione di organi e della chiesa per altri tipi di donazione; oppure di minacciosi, testardamente recapitati porta a porta dai Testimoni di Geova. …

Il supplente nella neve

di Paolo Repetto, 24 marzo 2019
Se cercate in rete notizie di Fabrizio Puccinelli perdete il vostro tempo. Non se ne trova traccia, e la cosa mi stupisce, perché Puccinelli è autore di uno tra i più bei libri sulla scuola italiana. Il libro s’intitola Il supplente

Una “modesta proposta”

di Paolo Repetto, 20 aprile 2019
Ho lasciato la scuola ormai da quattro anni e, stranamente, non mi manca affatto. Ho piuttosto l’impressione di essere io a mancarle, ma a quanto pare va avanti lo stesso, anche se molto male. In questo periodo sono stato tentato più volte di stilare un bilancio consuntivo …

Tom Barnaby, antropologo

di Paolo Repetto, 23 luglio 2019
Una delle mie dipendenze televisive riguarda “L’ispettore Barnaby”. Dura da un pezzo, perché la serie ha ormai superato i vent’anni (ha esordito nel 1997, in Italia è arrivata solo nel 2003), anche se per me ha in realtà concluso il suo ciclo dopo la tredicesima stagione, quando John Nettles ha deciso di uscire dai panni del poliziotto per dedicarsi ad altro …