Le “ariette” che postiamo dovrebbero essere, negli intenti del loro estensore, «un contrappunto leggero e ironico alle corpose riflessioni pubblicate di solito sul sito. Un modo per dare un piccolo contributo “laterale” al discorso». (n.d.r).
di Maurizio Castellaro, 22 agosto 2022
Dal fortino
Nella disperata solitudine dei vent’anni, il mondo ha bussato alla mia porta attraverso le voci di Radio Tre: giri di pensiero a cui non ero ancora pronto, bibliografie da memorizzare, conversazioni con uomini saggi e spiazzanti, argomenti inattesi, musica da imparare a riconoscere alle prime note… Credo che la mia fedeltà negli anni a Radio Tre abbia contribuito a formarmi, e sicuramente a salvarmi. Il succo è che il mondo è pronto ad aprirsi a te e a sorprenderti ogni giorno, se tu sei disposto ad imparare ad ascoltare e a vedere, a lasciarti cambiare dall’ascolto della voce, delle voci, dei suoni. Alveare sempre al lavoro, sempre miracolosamente uguale a se stessa, Radio Tre è ascoltata da meno di un milione di persone, e per questo è sempre stata ignorata dalla politica, Berlusconi compreso. Al riparo del suo fortino, forte di pane, munizioni e acqua fresca di pozzo, mi sento un po’ più pronto ad affrontare gli anni difficili che stanno arrivando.
Un brindisi
I soldati romani che partivano da Roma per le guerre in Oriente attraversavano il Sud dell’Italia lungo la via Appia fino al grande porto di Brindisi, dove si imbarcavano verso l’Egitto, la Palestina, la Siria. Prima di salire sulle navi rivolgevano le loro coppe di Falerno verso il mare, augurandosi il ritorno. La memoria di questo gesto beneaugurante ritorna inconsapevolmente nei nostri brindisi: solleviamo insieme le coppe di vino “come a Brindisi” facevano i soldati in partenza. Questa storia l’ho sentita proprio per le strade della città, e non trova riscontro nelle etimologie ufficiali, ma la do per buona perché plausibile e ispiratrice. Mi colpisce il fatto che anche alle radici del nostro lessico più conviviale e fraterno (“e ora un brindisi!”) vi sia una memoria rimossa del nostro passato bellico e colonizzatore. È come se la storia e il presente ci condannassero a bere per sempre e comunque nella coppa dell’ingiustizia, della violenza e della sopraffazione. Brindiamo allora a questa consapevolezza. Ora però serve dell’altro vino per dimenticarla.