di Paolo Repetto, 2002
Se alla domanda diamo questo significato: “che utilità può avere, nel 2002, un sito sulla metafisica?”, la risposta è semplice: nessuna. Il che liquida il discorso, cogliendone a priori la caratteristica fondamentale, quella dell’assoluta inutilità.
Se proviamo però a spostare e ad allargare un poco l’angolo della nostra visuale ci accorgiamo che il difetto non è imputabile all’oggetto ultimo della domanda, la metafisica, quanto piuttosto alla motivazione della ricerca. Se infatti riformuliamo così il quesito: “che significato può avere, nel 2002, un sito sulla metafisica?” le risposte sono ben diverse, e molteplici. Il paradosso della prima domanda, quella che postula l’assoluta inutilità di un approccio conoscitivo ispirato dalla e rivolto alla metafisica, è di risultare per l’appunto metafisica, nell’accezione dispregiativa, volgarmente corrente, del termine. È cioè quello di voler travalicare l’oggettivo esistere della realtà interpretandolo alla luce di un’unica direttrice euristica, di applicare un principio unificatore degli elementi naturali legato ad un solo e assolutamente opinabile parametro, quello dell’utilità. In questo senso, per il quale l’utile è ciò che giova nell’immediato o in un futuro più o meno prossimo alla risoluzione di problemi (ma quali? e di chi? e secondo quale ordine di priorità, e deciso da chi? e con quali garanzie che la soluzione non diventi essa stessa un problema?), la metafisica non ha risposte da dare. Non accetta nemmeno le domande. La metafisica risponde ad una sola domanda, quella originaria e immutabile, quella relativa all’essere dell’ente. È la radice del cartesiano albero del sapere, sta ben nascosta sottoterra ma nutre e regge e coordina e determina tutto ciò che appare alla luce.
Torniamo dunque al quesito correttamente formulato: che significato può avere, oggi, un sito sulla metafisica? Non dovrebbe essercene bisogno, ma ribadiamo il fatto che l’interrogativo riguarda il sito, e non la metafisica. Non ci siamo chiedendo quale risposta offra oggi la metafisica, ma che senso abbia parlare di metafisica, e in quali termini lo si possa fare. Un sito è un contenitore, e come tale non è parte del contenuto: ma può comunque determinare, in base alle proprie caratteristiche (dimensioni, forma, robustezza, trasparenza, consistenza, ecc…), quelle del contenuto stesso, o almeno vincolarle. In questo caso le caratteristiche del contenuto sono molto determinabili da quelle del contenitore: pochi concetti e pochi termini hanno conosciuto, in ragione dei contesti nei quali sono stati applicati, una altrettale molteplicità di usi e di abusi, di interpretazioni e di distorsioni. Per rimanere solo nel contesto più serio e pertinente, quello gnoseologico, si va dall’accezione aristotelica (per la quale la domanda è: cos’è l’ente?) a quella tomistico-medioevale (in che rapporto è l’ente con Dio?), a quella cartesiana (com’è organizzata la conoscenza dell’ente?), a quella kantiana (perché la metafisica non può essere una scienza, pur essendo una insopprimibile esigenza?), fino ad arrivare a quella heideggeriana (in che senso la metafisica è oggettivazione, “entificazione” del pensiero scientifico-tecnologico occidentale?) e da ultimo addirittura a quella popperiana e anglosassone (può essere rivalutata la metafisica come organizzazione – critica e provvisoria – dei concetti e dei saperi, capace di sottrarli al determinismo della specializzazione e di sollecitare costantemente nuove vie di indagine?): il che, tra l’altro, ci sembra sgomberi già di per sé il terreno rispetto ad una presunta inattualità della metafisica. Il concetto, o meglio, in questo caso, il termine che lo designa, è dunque passibile di una infinita varietà di interpretazioni: resta però unico, come si diceva, l’oggetto sotteso, quello attorno al quale girano le pur diverse domande.
Oggetto della indagine metafisica è l’essere nella sua essenza, al di là delle sue temporanee ed effimere determinazioni e dei suoi travestimenti fenomenici. Nulla di più lontano dalle forme mentis imperanti nella società e nella cultura attuali, sintonizzate l’una solo sull’apparire, l’altra solo sul divenire. Dedicare un sito, aprire un forum sulla metafisica non è nemmeno una sfida, è gettarsi in mare a Savona e puntare a nuoto sulla Corsica. Un gesto insensato, agli occhi dei più, che preferiscono magari incanalarsi nell’autostrada la domenica sera; ma un gesto che parte da una certezza, che la Corsica è là, e magari qualche volta, in condizioni ottimali, la si è anche intravista; e che offre almeno una compensazione, perché se si hanno buone braccia a un miglio dalla costa l’acqua è già più pulita. Anche l’essere è là, di questo siamo certi, e siamo altresì certi che non sia raggiungibile con traghetti o aerei o catamarani, ma possa rivelarsi solo a chi attraversa a braccia, con fatica e con ostinazione, il mare della conoscenza. Magari non si rivelerà mai, o forse già la prima bracciata ce lo renderà più vicino; ma a conti fatti anche naufragare in quel mare, come confessava il poeta, è già una dolce fine.