di Paolo Repetto, 29 luglio 2019 – vedi Album Luci e ombre di Peder Balke
Peder Balke appartiene alla generazione successiva a quella di Friedrich (nasce nel 1804), e conosce la pittura di quest’ultimo a Dresda, attraverso Johan Christian Dahl. Ma è norvegese, e racconta nei suoi dipinti la parte più settentrionale del suo paese, quella più dura e selvaggia. Lo fa senza alcuna concessione al misticismo romantico, attraverso la rappresentazione quasi sgomenta di una natura che non cela alcun segreto e si mostra in tutta la sua terribile potenza. I suoi paesaggi, sia quelli marini che quelli montani, potrebbero benissimo fare da sfondo ai romanzi di Knut Hamsun: ma qui non ci sono superuomini, anzi, non si vedono nemmeno gli uomini, del tutto assenti o nascosti dentro le minuscole imbarcazioni in balìa delle onde, presumibilmente in preda al terrore. Balke non inventa gli scenari, anche se il suo stile può sembrare visionario: va a cercarseli di persona attraverso continue spedizioni nelle zone più sperdute e sconosciute della penisola scandinava, da Tromso a Capo Nord e al cuore della Finlandia. Poi li riversa su tela illuminandoli della luce nordica, traendone colori di volta in volta freddi e quasi lividi per i ghiacciai e pastosi e intensi per le spiagge e le rocce. A dominare è comunque un’atmosfera gelida: per questo i suoi dipinti, per quanto stupendi e moderni nella concezione, difficilmente saranno usati come poster per la promozione turistica.