Storia di un’idea

Piccola antologia del pensiero federalista

di Paolo Repetto, da Sottotiro review n. 4, giugno 1996

Dal momento che pochi sembrano ricordare (o sapere) che l’idea federalista italiana non è un parto della fantasia (?) di Bossi, ma ha una sua lunga e dignitosissima tradizione nell’area democratica, con formulazioni senz’altro meno deliranti, ci premuriamo di fornire materiali per un utile ripasso, nella speranza che diventino spunti per una riflessione meno superficiale. Cominciamo in questo numero con Carlo Cattaneo, il più lucido, onesto e disincantato pensatore politico del nostro ‘800 (e forse di tutta la nostra storia nazionale).

Ogni stato d’Italia deve rimaner sovrano e libero in sé. Il doloroso esempio dei popoli della Francia, che hanno conquistato tre volte la libertà, e mai non l’hanno avuta, dimostra vero il detto del nostro antico savio, non potersi conservare la libertà se il popolo non vi tien le mani sopra; sì, ogni popolo in casa sua, sotto la sicurtà e la vigilanza delli altri tutti. Così ne insegna la sapiente America. Ogni famiglia politica deve avere il separato suo patrimonio, i suoi magistrati, le sue armi. Ma deve conferire alle communi necessità e alle communi grandezze la debita parte; deve sedere con sovrana e libera rappresentanza nel congresso fraterno di tutta la nazione; e deliberare in comune le leggi che preparano, nell’intima coordinazione e uniformità delle parti, la indistruttibile unità e coesione del tutto.

 Ogni popolo può avere interessi da trattare in comune con altri popoli; ma vi sono interessi che può trattare egli solo, perché egli solo li sente, perché egli solo li intende. E v’è inoltre in ogni popolo anche la coscienza del suo essere, anche la superbia del suo nome, anche la gelosia dell’avita sua terra. Di là il diritto federale, ossia il diritto dei popoli, il quale debbe avere il suo luogo, accanto al diritto della nazione, accanto al diritto dell’umanità.

Io credo che il principio federale, come conviene agli stati conviene anche agli individui. Ognuno deve conservare la sua sovranità personale, ossia la sua libera espressione; e riconoscendo eguale sovranità e libertà negli amici, fare per loro e con loro tutto quanto può senza demordere al proprio diritto. Il sottomettersi agli altrui dettami è da ciechi e da servili. Il transigere è da scoscienziati e imbroglioni. Una transazione in siffatte cose è una bugia, nella quale ciascuno apporta la sua porzione; ognuno rinnega in parte la sua coscienza; tutti si fanno ingiusti, gli uni per tradire, gli altri per essere traditi. Al contrario, con la federazione ognuno rimane onestamente nel suo proposito e nella dignità della sua coscienza, ognuno dice la sua parola libera e vera alla nazione; nell’interesse e nella coscienza della nazione tutto si esprime; ognuno gravita giusto il vero peso; e l’effetto si unisce nel centro di gravità egualmente come per la via delle associazioni.

CARLO CATTANEO

 

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