di Maurizio Castellaro, 20 luglio 2024
Le “ariette” che postiamo dovrebbero essere, negli intenti del loro estensore, «un contrappunto leggero e ironico alle corpose riflessioni pubblicate di solito sul sito. Un modo per dare un piccolo contributo “laterale” al discorso». (n.d.r).
Si ricorda un’assenza nel capannone in cui hanno ricostruito il puzzle malato del DC9 precipitato nel mare di Ustica. Degli ottantun corpi dei passeggeri e delle loro anime non è rimasto più niente. L’esplosione, lo schianto sul mare, l’onesto lavoro dei pesci e dei microrganismi di profondità. Nessun corpo da piangere, solo pezzi di aereo, valigie, borsoni, oggetti rimasti sul fondale. A Bologna hanno ricomposto quello che hanno trovato, si chiama Museo per la Memoria. Museo umanissimo. Sui muri del capannone ottantuno schermi neri bisbigliano i sogni e i pensieri di quelle anime assenti. I loro oggetti personali sono stati raccolti e chiusi in scatoloni fasciati di nero, vederli non ci è concesso, ed è giusto così. Possiamo però osservare la carcassa sacrificale dell’aereo, meditare sulle giunture dei singoli pezzi, valutare la portata degli squarci e dei cedimenti strutturali. È il Museo della Memoria, non si sventolano bandiere, si ricorda un’assenza.
Questa notte ho sognato che tutti i Presidenti, i Ministri e i Generali che sanno cosa è successo davvero quella notte sopra Ustica sono andati in televisione per dire finalmente a tutti la verità, per chiedere scusa e dire: “È accaduto questo, ora venga la giustizia”. Tutti potevano piangere finalmente, e quando le lacrime sono finite tutti hanno cominciato a saltare in aria per la gioia, perché era scoppiata la pace.


