Ariette 15.0: Al limite

di Maurizio Castellaro, 3 maggio 2023

Le “ariette” che postiamo dovrebbero essere, negli intenti del loro estensore, «un contrappunto leggero e ironico alle corpose riflessioni pubblicate di solito sul sito. Un modo per dare un piccolo contributo “laterale” al discorso». (n.d.r).

Quando a inizio Cinquecento gli Spagnoli entrarono nei templi di Maya e Aztechi non si limitarono a rubare e fondere le migliaia di oggetti d’oro che vi trovarono (quelle tonnellate d’oro diventarono poi il virus che accelerò il declino della Spagna). Quegli oggetti preziosi erano per quei popoli le ricetrasmittenti che consentivano di restare in contatto con la Divinità, che permettevano ai loro Re Dorati di incarnare in terra il potere del Sole, che inducevano il sacro astro a sorgere ogni giorno, donando al mondo il suo potere vitale. Vedere distruggere – senza alcuna punizione divina! – ciò che da secoli avevano di più sacro e potente ha certo contribuito a far crollare le loro certezze cosmologiche. Senza più difese religiose, culturali, immunitarie, quei popoli si sono lasciati lentamente andare.

Ariette 15 Al limite 01Osservando gli straordinari oggetti che riemergono dalle loro tombe sfuggite al saccheggio colpisce la raffinatezza della loro cultura, basata sui complessi rapporti che connettono il mondo degli dei, il mondo dei defunti e il mondo del “qui ed ora”. Ma colpisce anche il loro senso di precarietà dell’esistenza, il loro timore che il Sole possa punirli non sorgendo più, o sovvertendo i cicli naturali. La stessa pratica dei sacrifici umani, inserita in questo quadro, è da intendere come il risarcimento alla Divinità – sotto forma di sangue umano – dell’impronta ecologica ed ontologica impressa da ogni individualità sul Tutto che la trascende e a cui deve ritornare.

Oggi pensiero calcolante e tecnica, nella loro corsa trionfante, hanno colonizzato ogni spazio residuo di sacro e di mistero, ed hanno squilibrato il pianeta. Domani il sole sorgerà certamente nel nostro cielo svuotato, illuminando le rovine degli antichi templi innalzati al senso del limite.

Ma questa è un’Arietta, non l’Apocalisse di San Giovanni. Quindi concludo ricordando che è tecnica anche quella che nell’Alto Medio Evo ha messo a punto il “pozzo veneziano”, il sistema di raccolta delle acque piovane presente in tutti i campi e campielli di Venezia (li vediamo nelle circa 600 vere da pozzo ancora presenti in città). Grazie a questo sistema si è riusciti a dissetare per circa un millennio una metropoli di oltre centomila abitanti edificata in mezzo al mare, e totalmente priva di acqua dolce.

Forse oltre che dagli antichi popoli andini, che arrivano da un altro mondo, possiamo tornare a imparare il senso del limite e della possibile armonia con il Tutto anche dai monaci benedettini che, orando e lavorando, per primi bonificarono l’inospitale laguna veneta.

Ariette 15 Al limite 02

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...