di Paolo Repetto, 30 marzo 2021, prefazione a Fenomenologia dello spirito lermese, vol. VIII di Opera omnia ed altri scritti, 2021
I pezzi in “vario stile” raccolti nella Fenomenologia dello spirito lermese possono dare l’impressione di un raffazzonato coacervo, anziché della disposizione in un discorso coerente. Non posso negare che almeno tecnicamente le cose stiano davvero così. Dopo aver organizzato per temi tutti i precedenti volumi mi sono infatti ritrovato in questo ultimo a far coesistere interventi in apparenza molto diseguali, per ambiti, per toni e per consistenza.
Considerati a posteriori, però, questi materiali tanto disomogenei non sono, nel senso che rappresentano comunque tasselli di quella ininterrotta storia di me che ho cominciato a scrivere già sessant’anni fa, nei primi componimenti delle elementari. E anzi, ne restituiscono forse gli aspetti più immediati, quelli legati alla quotidianità del sentire, dell’agire e del confronto con gli altri, piuttosto che alla sporadicità di una riflessione più mirata. Ciò giustifica anche l’inserimento di stralci della mia corrispondenza, perché lo scambio epistolare è senz’altro una delle voci più attive in questa vicenda (spero) di crescita.
Nella prima parte del volume ho dunque raccolto considerazioni, aneddoti, ritratti di amici vivi o scomparsi, che prendono lo spunto da vicende e persone reali, anche se tendono sempre a trasfigurarsi, nella luce ovattata del ricordo, in immagini cinematografiche. È la vita che ho vissuto, mentre sino ad ora ho raccontato soprattutto come avrei voluto viverla.
In questo vissuto lo spazio indubbiamente maggiore lo ha occupato la scuola: le esperienze e le riflessioni maturate nell’appassionato rapporto con essa costituiscono l’oggetto della seconda parte.
Infine, ho inserito in appendice un omaggio (sotto le specie del catalogo di una mostra organizzata un quarto di secolo fa) a quello che ritengo, assieme al cinema, un caposaldo fondamentale della mia formazione: il fumetto western. Non aveva trovato spazio, per motivi tecnici, nel volume dedicato all’estetica, e mi è parso doveroso proporlo ora in questa raccolta, sia pure in una versione “povera”, non colorata, che sacrifica la gran parte del suo fascino e del suo significato. Era una questione di completezza e un obbligo di riconoscenza.
La gran parte dei materiali qui raccolti risale ad un’epoca della mia vita non solo lontana, ma anche molto diversa. È possibile che la differenza rispetto ai pezzi di recente composizione si noti. Spero almeno che nel frattempo non sia mutato troppo lo spirito che motivava la scrittura, e che l’assieme non faccia a pugni.

