Raschiando il fondo del barile

di Vittorio Righini, 3 gennaio 2025

La Simenon.tm è una sussidiaria della GSL, Georges Simenon Limited, così come lo è la “Maigret”.

La prima si occupa di tutti i lavori di Sim (d’ora in avanti lo indicherò così) ma non di quelli letterari, cioè non dei romanzi e delle autobiografie, né dei Maigret, per i quali appunto c’è un’apposita sussidiaria, bensì solo di quelli a carattere di corrispondenza sia privata che professionale, resoconti, disegni, foto scattate da Sim (e non solo, come vedremo) e sceneggiature.

La GSL invece si occupa del “grosso” del materiale, cioè centottantatrè romanzi ufficiali a suo nome e un numero imprecisato di racconti (a suo nome o con pseudonimo), mentre il lavoro totale di Sim arriva a oltre circa cinquecento opere.

La Simenon.tm ha pensato bene di raschiare il fondo del barile, in particolare recuperando gli articoli di corrispondenza giornalistica scritti da Sim per molte famose testate francesi e internazionali, soprattutto nella prima parte della sua vita lavorativa. In effetti, ultimamente (diciamo negli ultimi sei anni), sono saltate fuori, dal sale nel fondo del barile, alcune sardine. E di queste sardine, qualcuna è andata a male, qualcuna no.

I titoli dei Sim.tm che sono usciti per i tipi di Adelphi (l’editore che detiene tutti i diritti per l’Italia), si differenziano da tutti gli altri Sim dell’Adelphi per un particolare formato: misurano 18 x 11 cm, quindi sono più piccoli dei prodotti tradizionali dell’editore milanese, le copertine sono azzurrine, con una foto abbozzata sullo sfondo, e ospitano spesso all’interno piccole fotografie in b/n.

I titoli ci sono stati offerti in dose di uno all’anno, come segue:

  • Il Mediterraneo in barca, 2019
  • Europa 33, 2020
  • A Margine dei Meridiani, 2021
  • Dietro le Quinte della Polizia, 2022
  • L’America in automobile, 2023
  • Una Francia sconosciuta, 2024

Proverò a dare una mia interpretazione di questi lavori, che vale per quel che vale, cioè ben poco: ma parte le oggettività in questi casi è solo questione di gusti. Non rispetterò l’ordine cronologico.

Una Francia sconosciuta, 2024 – 187 pagine (66 dedicate alle fotografie, circa 120 di testo)

Premetto che di fotografie fatte da Sim ce ne sono cinque o sei, le altre le ha scattate un fotografo di origine Ceca, Hans Oplatka, che lavorava con Sim nel settimanale Vu. Anni dopo i suoi temerari viaggi su una barchetta a motore e remi per i canali della Francia, Sim ripercorrerà con il fotografo, ma in auto, i viaggi fatti ai tempi in barca, ricavandone un bottino di duecento foto.

Le fotografie son ben fatte, e benché piccole risultano nitide e leggibili, nonostante la inadatta carta di stampa usata per questi minuscoli Adelphi. Il merito è di Oplatka, che il fotografo lo faceva di professione. Se si confrontano le sue foto con le poche fatte da Sim, le prime cinque o sei, o con quelle del libro illustrato Fotografie di Viaggio, (2007, foto di Sim e testo di Freddy Bonmariage), e di altri libri ancora come Il Mediterraneo in barca, si evince che Sim era appassionato in fotografia tanto quanto lo posso essere io, ma non era certo un professionista, anche se era abituato, da corrispondente giornalistico, ad uscire di casa con la macchina fotografica sulle spalle (o in tasca, una piccola Leica acquistata nel 1931 su consiglio di Oplatka) per cogliere i fatti salienti della cronaca, spesso nera, che doveva raccontare al pubblico (in ispecie i primi tempi per la Gazette de Liege). Va ascritta però a suo merito un’innovazione non da poco: pretese che i primi due Maigret avessero sulla copertina una foto a tutta pagina, che in tempi in cui l’editoria francese era dominata dal bianco delle copertine Gallimard, fu un notevole shock. E per le copertine, Sim non usava foto sue, ma di Germaine Krull, di Man Ray, di Robert Doisneau …e scusate se è poco.

Questo libretto raccoglie tre articoli giornalistici scritti tra il 1931 e il 1937, dal titolo:

  • Une France inconnue ou L’aventure entre deux berges, marins pour rire, marins quand meme, 1931
  • Au fil de l’eau, 1932
  • Long cours sur les rivieres et les canaux, 1937

Ai quali se ne aggiungono due successivi:

  • La France souriante, 1977
  • Una Francia sconosciuta o L’avventura tra due sponde, 2024

Sono tutti figli del viaggio di sei mesi, compiuto nel 1928 in barca, lungo parte dei 15.274 km. di vie navigabili in Francia a quei tempi (oggi solo una parte assai ridotta è ancora navigabile senza permessi da un’ utenza turistica, sul Canal du Midi, sul canale laterale della Loira, sulla Garonna e sul Canal de Bourgogne).

Sim viaggia su una barchetta di 4 o 5 metri, con un piccolo motore ausiliario da 3hp, e al traino lega una piccola canoa sulla quale carica attrezzatura e viveri. Si imbarca con la moglie Tigy, la domestica (e amante) Boule e Olaf, il cane di razza danese da 60 kg. Sim e Tigy dormono in barca, Boule e Olaf in una tenda sulla riva. Le difficoltà e le piacevolezze del viaggio, con aneddoti e con informazioni utili (soprattutto ai tempi) per la navigazione fluviale, sono il sale del racconto. Soprattutto, ci aiutano a capire l’uomo Sim, non lo scrittore e le sue fantasie. Per lo scrittore invece, chi conosce Maigret capisce da dove saltano fuori certi suoi romanzi con ambientazione fluviale (La Chiusa n. 1, La casa sul Canale, Il cavallante della Providence, La balera da due soldi e altro ancora), o perché tutte le domeniche Jules Maigret vuole andare a pescare in riva al fiume con la sua cara moglie, e poi a pranzo in trattoria.

Un solo aneddoto: quando ormeggiavano alla fonda, Sim ad un certo punto fischiava, segnale per Boule di preparare il caffè; poi Boule si metteva il vassoio in testa, e con l’acqua fino alla gola recapitava la calda bevanda a marito e moglie! che tempi, che tempi!!!

Sim, l’uomo più detestato dalle donne moderne, il più invidiato tra i moderni anziani …

Le ripetizioni tra i vari articoli non sono rare, e a volte davvero tediose, ma è lo scotto da pagare per non aver manipolato i testi originali, per cui io questo libretto lo consiglio, a me è piaciuto e nel mio indice di valutazione, che è in sardine da 1 a 5, do:

Il Mediterraneo in barca, 2019, 189 pagine, 24 foto in b/n scattate da Sim, provenienti dall’archivio Simenon, curato da sua moglie Tigy, che era, come scrive Matteo Codignola in una nota a fine libro, “meticolosa ma laconica”, perché le foto erano inserite negli album in ordine cronologico, ma prive totalmente di didascalie, tranne i nomi delle città in cui fece scalo la goletta.

I nove articoli giornalistici che compongono questo libro furono commissionati dal settimanale Marianne “grand hebdomadaire littéraire illustré”, che li pubblicò nell’estate del 1934 col titolo Mare Nostrum e il sottotitolo “La Méditerranée en goélette”.

Sim e Tigy, con la cuoca e cinque uomini di equipaggio, s’imbarcano su un brigantino-goletta battezzato “Araldo”, con equipaggio toscano, per fare il giro del Mediterraneo. Uno dei principali pregi del libro è che ci porta nelle baie e nei porti del Mediterraneo com’erano novant’anni fa circa, e l’occhio di Sim è critico e benevolo, innamorato dell’acqua (mare, laghi e soprattutto fiumi) e incuriosito dalla gente, che ritrae con un pennello a volte di crine, a volte di ferro, ma spesso con un’angolazione corretta. (Mi vengono in mente gli stupendi tre libri di Goran Schildt, che subito dopo la Seconda Guerra scende, via canali, dal Nord, e naviga tra le isole greche e turche e nel Mediterraneo)

Da Porquerolles, dove il viaggio inizia, a Arbatax, dove si conclude l’ultimo tratto di penna, è una analisi (giornalistica, appunto) nella quale si parla anche di sfruttamento della prostituzione, dei problemi delle famiglie rimaste senza un padre perché emigrato, della povertà in assoluto delle coste del Mare Nostrum, ma anche della qualità della vita, cosa che gli americani non comprenderanno mai. Il che si traduce in una tutt’altro che velata critica all’economia americana e alle sue basi.

Voto:

A Margine dei Meridiani, 2021, 223 pagine, 50 fotografie in b/n. Album del viaggio effettuato nel 1935 intorno al mondo.

Questo è forse il libro contenente la raccolta di articoli più confusi e disomogenei che abbia mai letto in Sim. L’interesse per la fotografia va scemando, non è più prioritario come in passato, lo sfocato a volte prevale, come sfocata è la realizzazione di questo lavoro.

Il libro consta di cinque racconti, il primo dei quali, dal titolo Il Paese del freddo (1933) è per me il meno peggio. Vi si narra la vita dei popoli dell’estremo nord, tra i pescatori delle Lofoten, i pastori Lapponi, e la bellezza del grande bianco contrapposto alla immensa notte del Nord.

Il Misterioso dramma delle Galàpagos, del 1935, è il resoconto del viaggio di Sim, per conto di Paris Soir, in quelle remote isole per indagare sul misterioso ritrovamento di due cadaveri, un anno dopo i fatti. Non essendo una storia di Sim, non essendoci un Maigret a dipanare la matassa, gli avvenimenti non hanno né capo né coda, e si mischiano in una confusione totale che solo nella realtà si può prefigurare, non nella penna di un romanziere: perché se fosse stata una storia sua avrebbe ricamato all’uncinetto gli indispensabili dettagli per agevolare il lettore.

Panama, ultimo crocevia del mondo (1939), parla della nascita quasi dal nulla di una città per motivi unicamente commerciali ed economici (il Canale), e degli sviluppi che ne derivano. Un articoletto non certo da prima pagina.

Tahiti o I gangster nell’arcipelago degli amori (1935) è totalmente incongruo. Stranamente, le foto di bellissime fanciulle poco vestite sono particolarmente riuscite, ma altre foto dei luoghi sono del tutto anonime. Sim ha vissuto a Tahiti nella casa in cui aveva abitato Murnau (l’autore e regista di Nosferatu e di molti altri capolavori dell’orrore dei primi anni del Novecento) per girare Tabù, ambientato in Polinesia, un film che creò enormi problemi al regista. I Tupapau, i fantasmi che avevano terrorizzato il regista, non è da escludere che abbiano turbato anche le notti di Sim; di certo l’uomo che ritornò in Francia era più maturo, più consapevole, e più pronto a scrivere i capolavori che seguirono in quegli anni.

Voto:

Dietro le quinte della polizia, 2022, 281 pagine, 37 foto in b/n

Non bisogna farsi tentare dal Sim romanziere; stiamo sempre scrivendo di articoli commissionati da quotidiani, settimanali, mensili, comunque giornalismo, non racconti. Nonostante la premessa, in questo libro, anche per dar corpo al contenuto, (che altrimenti si sarebbe ridotto alla metà) Sim inserisce brevi resoconti dei casi più difficili e curiosi. C’è sempre il solito ricercare l’aspetto umano in ogni criminale, ma in questo libro sono presentati anche i tratti della Parigi più misteriosa, lugubre e malfamata, almeno a quel tempo. Oggi è davvero tutto molto cambiato, le grandi città, tutte, sono pericolose se non si pone una minima attenzione, se non si evitano certi quartieri; ma nella rive gauche, quella narrata nel libro, ci si trova in zone piene di studenti, di localini non troppo costosi, di qualche vecchia bottega e di un certo fascino accogliente.

Il libro parte da un assioma:

  1. Maigret è Commissario al Quai des Orfevres;
  2. Sim ne è l’autore;
  3. Sim viene invitato a vivere qualche giorno nell’ambiente del Quai des Orfevres dei tempi (il 1931, poco dopo l’uscita di Pietr il Lettone, uno dei migliori lavori di Sim con Maigret);
  4. Sim deve quindi descrivere l’ambiente che tanto gli ha reso in termini di fama.

E in effetti lo fa, raccontando senza remore i bruschi metodi dell’epoca, ma con stima e con una tacita approvazione di quei vecchi metodi nei confronti del moderno lavoro del poliziotto.

Fondamentalmente questo libro mi dà poco, non scopro nulla di nuovo se non qualche breve e curiosa storia di cronaca giudiziaria, ma tutto sommato preferisco l’altra interpretazione, cioè quella romanzata da Sim nel Maigret Memorie, in cui un giovane e sfrontato cronista (George Sim) viene invitato a visitare il Quai des Orfevres e a conoscere internamente i metodi in esso usati, non più solo per sentito dire.

Voto:

Europa 33, 2020, 2ª ediz., 377 pagine, 67 foto in b/n.

Uno dei motivi che mi hanno fatto amare Sim è il suo profondo indagare l’essere umano ma, alla fine, non dare un giudizio. Se fate caso, per esempio, il colpevole, in un Maigret qualunque, una volta che è stato arrestato non è mai criminalizzato, ma anzi si tende ad avere un po’ di compassione per lui (esempio eclatante il romanzo – non Maigret – Lettere al mio giudice).

E in questa Europa del 1933 di storie da raccontare ce ne sono, di personaggi ancor di più. Sim si occupa in questo libro dei più disagiati, di quelli che fanno la “vera” fame, soprattutto nell’Europa dell’est, nell’ex impero zarista. Non tutte le fotografie (Sim non si fece accompagnare da un fotografo professionista, ma insieme a Tigy fu l’autore di tutte le immagini proposte) sono ben fatte, ma alcune sì, bisogna dargliene atto, e non tutti i personaggi e le storie raccontate sono così interessanti, ma narrano la storia vera dell’Europa che si avvia al secondo conflitto mondiale.

Avevo letto Sir Patrick Leigh Fermor, che nel primo libro della sua trilogia (Tempo di regali) attraversa la Germania e l’Austria nel dicembre del 1933, e lo fa con maggiore intensità e poetica di Sim; il suo è il resoconto di un viaggio, e anche quello di Sim lo è, ma con un taglio giornalistico. Poi, mentre Fermor impiega molto tempo camminando a piedi attraverso i campi e le fattorie e le città, e si immerge con rispetto e delicatezza in quella cultura in subbuglio con un viaggio lento, in modo mai aggressivo, Sim invece viaggia spedito, pagato dal giornale di cui è corrispondente, e le sue descrizioni sono meno poetiche, anche se pur sempre intense. Lui si definisce “un fabbricante di istantanee”, e trova grande accoglienza su Voilà, rivista ideata nel 1931 da Gaston Gallimard ed espressamente dedicata ai reportage d’autore.

Il libro ha anche una consistenza diversa rispetto agli altri della serie, con ben 377 pagine, perché il viaggio si dipana su più fronti, nell’arco di quasi sei mesi. Salta subito all’occhio la scarsa simpatia che Sim nutre verso il regime sovietico e le sue forme oppressive della libertà individuale. Dal Belgio alla Turchia, dalla Germania alla Polonia, dalla Lituania all’Ucraina e alla Georgia, Sim attraversa gran parte del vecchio continente da Nord a est, ben raccontando le numerose preoccupazioni e pulsioni che intaccano la serenità di quei popoli prima della guerra. È un ottimo libro a mio parere, tra i più seri nella serie del barile: forse è un po’ freddo, ma si merita un plauso.

Voto:

L’America in automobile, 2023, 185 pagine, 1 ill. b/n nel testo e 20 foto in b/n.

Sim si reca nel 1945 negli Stati Uniti, non per diletto, ma per filarsela dalle accuse di collaborazionismo e dalle minacce di epurazione subite alla fine della guerra. Naturalmente, con l’animo del curioso indagatore dell’animo umano, e del giornalista, si spinge in un viaggio dal Maine al Golfo del Messico, con una Chevrolet a noleggio, in compagnia della sua Tigy e del figlio Marc (1939-1999, nella vita un buon regista cinematografico), mentre la segretaria e l’istitutrice del figlio viaggiano su una Oldsmobile. Si stabilisce in Canada, nel Nouveau Brunswick (oggi New Brunswick, di lingua anglofona e francofona), un posto tranquillo e al riparo dalle grane francesi, ma il suo occhio è rivolto a sud, agli Stati Uniti, verso i quali prova una grande curiosità. Il libro altro non è che il diario del viaggio del 1946, circa 5.000 km. dal freddo del nord al caldo del sud e della Florida. Percorrendo prevalentemente la Route 1, l’autore si innamora di quei territori e delle loro genti, che trova, soprattutto nel sud degli USA, cordiali ed ospitali. (ma allora, Easy Ryder e tutte le storie simili che ci hanno propinato, cosa ce le hanno raccontate a fare? ah, forse perché lui, uomo bianco con famiglia bianca, arriva in Chevrolet, alloggia in Hotel, e agli occhi dei locali appare come un agiato turista in viaggio con famiglia? o forse erano semplicemente altri tempi? lasciamo perdere).

Sim vivrà dieci anni nel Nord America, cinque nel Minnesota, e in quegli anni produrrà alcuni dei migliori racconti di Maigret. Il libro a me è piaciuto poco, non amo gli Stati Uniti di oggi, forse quelli di allora erano diversi. Questo mi condiziona, e il voto ne è la conseguenza. Non fateci caso.

Voto:

Termina qui la mia piccola analisi dei reportage di Sim, ma ho letto che c’è ancora uno strato di sale in fondo al barile, e si prevedono nuove sardine in futuro. Non so, forse finiranno per rovinare il legno della botte. Per me così basta e avanza.

P.s.: mi scuso per aver giudicato in sardine, sono il primo che odia le classifiche, era solo per scherzare un po’…

Lascia un commento