di Maurizio Castellaro, 2 novembre 2024
Le “ariette” che postiamo dovrebbero essere, negli intenti del loro estensore, «un contrappunto leggero e ironico alle corpose riflessioni pubblicate di solito sul sito. Un modo per dare un piccolo contributo “laterale” al discorso». (n.d.r).
Nel 2007 tre ragazzi di San Francisco ebbero l’idea di ospitare a casa loro dei turisti, misero a disposizione letti gonfiabili e colazione (air bed and breakfast da cui l’acronimo Airbnb, appunto), prezzi imbattibili e relazioni umane garantite dalla condivisione di spazi e tempi. “Condivisione” era anche la parola chiave di Blablacar, un sito di car sharing che già dal nome puntava sulle relazioni umane come valore aggiunto del “passaggio” in auto. Dopo il G8 di Genova e la fine dell’“altro mondo possibile” da costruire per via politica, ci fu la stagione del “Fai la cosa giusta!”, cioè della speranza di riuscire a cambiare il mondo “a pezzettini”, con scelte di acquisto responsabili, capaci di dare concretezza a progetti solidali con le persone e con l’ambiente. È stata una stagione di grande innovazione sociale (ricordiamo ad esempio la nascita dei GAS, Gruppi di Acquisto Solidale) che, nel mio piccolo, ho condiviso a livello personale, sia come consumatore sia come organizzatore.
Vediamo un po’ che piega ha preso oggi questa storia. Airbnb è una realtà globale che nel 2023 ha fatturato 9 miliardi di dollari e ha coinvolto oltre 6 milioni di hosts in tutto il mondo. Blablacar esiste ancora ma non ha di certo sfondato (mai accettare passaggi dagli sconosciuti …). Nel trasporto lowcost hanno sfondato invece Flixbus, che fattura oltre 2 miliardi l’anno, e Uber (mobilità urbana a chiamata) che di miliardi ne fattura 37. I GAS esistono ancora ma si sono indeboliti, stritolati dal conflitto tra la necessità di mantenere la purezza delle intenzioni e la necessità di garantire una sostenibilità economica per produttori e consumatori.
Insomma, sono rimaste in piedi solo le realtà che hanno messo al centro il tema della sostenibilità economica, o che hanno accettato l’ingresso dei grandi capitali. Le organizzazioni più radicali e meno inclini a compromessi si sono invece sfaldate a causa dei conflitti ideologici interni e della carenza di risorse. Nei siti di queste aziende “sopravvissute”, la prima cosa di cui si parla al potenziale cliente è il costo, la vera forma della razionalità occidentale, con buona pace delle relazioni umane e della condivisione. Oggi “condividere” significa anzitutto rilanciare un post sui social, niente che abbia a che fare con l’Altro. L’utopia dell’“ospitalità condivisa” dei fondatori di Airbnb ha creato nel mondo reale centri storici desertificati, in cui le persone hanno fatto posto a b&b improvvisati, segnalati da box con apertura a codice appesi ovunque per il check in a distanza, occupati da turisti globali che si aggirano per le strade come rabdomanti, l’occhio fisso su Google maps che indica la direzione. Naturalmente non ho in mente soluzioni alla questione che non siano assolutamente private. Si tratta però pur sempre di un’Arietta, e quindi chiudo, aggrappandomi al dimenticato appello di Emmanuel Lévinas: “Tornino i volti”.



