di Stefano Gandolfi, 19 ottobre 2024
Pubblichiamo il commento di Stefano alle perplessità espresse da Nicola e Paolo a proposito dell’Intelligenza Artificiale (cfr. Nella nuvola). Dal momento che Stefano risponde puntualmente, paragrafo per paragrafo, a queste perplessità, per non appesantire troppo il testo ripubblicando il nostro pezzo rimandiamo di volta in volta il lettore alle singole parti oggetto della riflessione, indicandone l’incipit e la frase finale.
Buon giorno Viandanti. Provo sempre un po’ di disagio a confrontarmi con dei maestri della dissacrazione quali siete. Mi sento totalmente inadeguato, ma cercherò di fare come quando, studente liceale, sceglievo sempre il tema di attualità per sopperire alle lacune in tutti gli altri settori specifici … Tu sai bene, Paolo, quanto io ami esprimermi anche (non solo) per “provocazioni”, non fini a se stesse, ma nella speranza di stimolare un dibattito.
Vediamo se mi riesce …

“Mi sono imbattuto […] neppure le briciole saranno del tutto gratis, perché serviranno soprattutto a farci prendere gusto a quel pane, a rendercelo indispensabile e a indurci a farne un elemento essenziale della nostra dieta. A pagamento, naturalmente.”
Beh, nessun dubbio e nessuna illusione, e questo vale per qualsiasi ambito. Da medico posso parlare ad esempio della sanità. Ci stiamo avviando ai modelli privatistici, in Italia abbiamo ancora una discreta riserva di servizi pubblici, che per ancora molti anni garantiranno prestazioni imprescindibili, ma sempre più con affanno, lentezza, minore qualità e disagi nelle prenotazioni, liste d’attesa, rapporti umani con il personale sanitario. Tutto ciò si tradurrà in quanto già si verifica adesso, la qualità la paghi e quando lo fai (se lo puoi fare) tocchi con mano la differenza; sapete bene come in più di una occasione io ho dovuto sperimentare di persona questo percorso. Se pagheremo per la salute, perché scandalizzarsi se dovremo pagare per la cultura? Per lo meno ci sarà la ben magra consolazione che, se nella salute un errore lo paghi anche con la vita, nella cultura tutt’al più pagherai con disinformazioni, fake news, abbrutimento della già pessima cultura di base della popolazione, ma forse la pelle riusciamo ancora a salvarla …

“Per questo ritengo […] al più possa essere opposta una consapevolezza, che non può essere che individuale, di come funziona tutta la faccenda. O meglio ancora: di come ha sempre funzionato.”
Individuale: giusto. E qui mi (vi) faccio una domanda retorica: a quanti potrà interessare come funziona? tranne ovviamente a noi (si dice sempre: esclusi i presenti) e a quei sempre più sparuti e in minoranza intellettuali, storici, giornalisti, semplici cittadini che abbiano ancora la forza di porsi il problema della veridicità delle fonti? che vogliano ancora combattere per difendere una verità che già adesso, oggettivamente, e non solo in tempi recenti, è sempre più difficile da cercare e conservare preziosamente?
Mi permetto una digressione (prof., fuori tema? rischiamo): sapreste dirmi, in pochi secondi, quanti e quali dei grandi avvenimenti degli ultimi 100 anni, 50 anni, 30 anni, 2 anni, possano con assoluta certezza e obiettività essere ascritti ad una verità vera, inconfutabile, indiscutibile? non parlo dei fatti in sé, ma della interpretazione storica, politica, etica, antropologica, religiosa ecc. che di quei fatti sia doveroso esprimere? A me viene in mente la Shoah, con buona pace dei negazionisti, dopodiché si attraversa un terreno minato: conflitto Russia-Ucraina, conflitto Israele-Palestina, tutto ciò che hanno fatto gli U.S.A. dalla fine della seconda guerra mondiale in avanti, la assoluta impossibilità di sapere chi ha fatto uccidere Kennedy e chi sono stati i mandanti delle efferate stragi in Italia (Ustica ecc.), il nuovo ordine mondiale che sconvolgerà e modificherà radicalmente tutte le categorie etiche da parte delle nuove potenze dominanti (Cina e non solo, pensiamo anche a Modi e all’India, ai paesi arabi del golfo), le furiose polemiche sul Climate Change (anche, e in primis, da parte di scienziati che dicono tutto ed il suo contrario, anche in buona fede intendiamoci, non solo per ovvi interessi economici e di corruzione), il problema dell’inquinamento e dell’intossicazione e avvelenamento collettivo dell’umanità che, analogamente, fa litigare furiosamente tutti perché se lo si accettasse bisognerebbe accettare anche di parlare di decrescita e di un cambiamento radicale dello stile di vita di tutta l’umanità? non mi dilungo, è solo per fare degli esempi, ma il succo della questione che pongo è: al di là che possa interessare, e a quanti, ma che possibilità ci sono, ben prima dell’avvento dell’I.A., di mettere una linea di confine netta e inconfutabile fra verità e interpretazione? In questo mio lungo paragrafo di sproloqui tocco anche considerazioni valide per i passi successivi.
“Ma non basta […] Rimane allora il dubbio che possano un giorno tornare utili i cinquanta e passa tomi della vecchia Treccani che Paolo ha messo al sicuro nel Capanno.”
Sugli aspetti tecnici della conservazione dei dati non mi preoccuperei più di tanto, anche perché qui non si tratta più di semplice “cultura” di roba per intellettuali di élite, ma di dati assolutamente indispensabili per la sopravvivenza dell’umanità, quindi sarei disposto a scommettere che, quando il gioco si farà serio, si spenderanno cifre folli per riuscire a gestire e conservare con sicurezza tutto quanto, ivi compreso anche l’attacco degli hacker; basta che i “buoni” li paghino un dollaro di più dei cattivi e questi, come già succede abitualmente, si mettono al servizio della “parte giusta”.

“La preoccupazione maggiore e più attuale […] ogni innovazione tecnologica da un lato ha ampliato la cerchia degli utenti sui quali la cultura “addomesticata” poteva esercitare influenza, ma dall’altro ha progressivamente eroso a chi la deteneva ampi margini di controllo.”
Anche qui il problema può essere valutato in due direzioni uguali ed opposte: intanto, come considerazione terra-terra, nessuno può negare come oggi chiunque possa avere accesso ad una quantità mostruosamente più grande di dati di quanti ne avessimo noi da giovani, ovunque, anche nei posti più poveri, arretrati e remoti del pianeta, un ragazzo ha un cellulare in mano con una connessione, noi lo abbiamo sperimentato in Bolivia a 4500 metri di altitudine, in Nepal, in tutta l’Africa. Poi, che uso uno faccio dei dati, è un altro discorso, qui entra in gioco anche il libero arbitrio del genere umano, nessuno può essere obbligato a usare la connessione per leggere i classici, magari gli interessa solo sapere i risultati di campionati di calcio, dell’NBA o quant’altro, e non dobbiamo correre il rischio del giudizio snobistico ed elitario su quali siano i temi su cui uno si documenta …

“Le nuove tecnologie fanno intuire invece un controllo molto più soft […] provvederà il sistema stesso pilotando sapientemente all’interno del bailamme le nostre aspettative, a liquidare o a banalizzare sul nascere ogni tentazione di eresia o di autonomia di pensiero.”
Qui purtroppo, sul tema del controllo, temo che non ci sia molto dire, ma non sull’I.A. in senso stretto, ma su qualunque modalità di informazione, di comunicazione, di relazioni umane che siano sviluppate, succedute nel corso della storia: da sempre chi detiene il potere, politico, economico, religioso, culturale esercita o tenta di farlo, il controllo sulla popolazione che governa, in modo più o meno democratico, in modo più o meno subdolo e feroce, ma sempre con l’obiettivo di tenere sotto controllo le opinioni pubbliche e tutti coloro che possono influenzarle. Tramite i testi religiosi, i testi di storia da usare nelle scuole, i programmi televisivi, insomma l’“egemonia culturale” di cui si discute bilateralmente e appassionatamente nel nostro paese anche oggi. Lancio sul piatto però un’altra provocazione: perché i regimi totalitari come la Cina limitano enormemente l’accesso alla rete? non sarà che poi nessuno, nemmeno i dittatori più spietati, hanno/avranno la possibilità tecnica e politica di limitare l’accesso ai dati? Ne sono letteralmente terrorizzati, il che starebbe a significare non tanto che possano manipolarli a loro piacimento, bensì, al contrario, siano consapevoli che non possono opporsi allo “tsunami” del flusso di dati in rete. Questo potrebbe ribaltare, o se non altro modificare, la preoccupazione sul controllo dei dati e delle informazioni.
Seconda considerazione scientifica: La mente umana, nel senso anatomico-funzionale del cervello, è un organo nobile enormemente plasmabile, modificabile nei suoi circuiti neuronali, nelle sue singole aree di funzionalità, nelle sue connessioni interemisferiche, nel suo sviluppo plastico principalmente nell’infanzia-adolescenza ma anche nei decenni successivi, se adeguatamente “allenato” e sollecitato. I millennial, rispetto ai boomer, possiedono, già, da questo punto di vista, peculiarità da “digitali nativi” ormai universalmente accettate e documentate a livello neurobiologico. Le connessioni con devices esterni, al momento oggetto di scrittori di fantascienza, non penso siano molto lontane da applicazioni pratiche con scenari a seconda dei punti di vista, minacciosamente distopici, inquietanti oppure di progresso ed evoluzione inimmaginabili. Potremmo ipotizzare che in un futuro nemmeno troppo remoto le menti umane potranno competere o comunque confrontarsi alla pari con I.A.? Arrivare ad un punto tale in cui non avrà più senso chiedersi chi modifichi cosa o viceversa, perché il cambiamento, il rimodellamento, sarà un flusso continuo, bidirezionale senza un conduttore che prevale sull’altro? Un potenziamento in cui la parte umana potrà esprimere sempre più potentemente la sua componente psichica, emotiva, imprevedibile, intuitiva e geniale grazie alla quale potrà adeguarsi al potentissimo incremento tecnologico e informatico di I.A.? Un gioco alla pari? Poi, la domanda delle domande, sono d’accordo, è: chi potrà usufruire di tutto questo? sempre i soliti ricconi l’élite che comanda il mondo senza che se ne conoscano i nomi e i volti, oppure saranno accessibili a tutti? E chi li distribuirà alla popolazione? l’OMS, l’ONU, un comitato di Premi Nobel per la Medicina, Fisica, Biochimica oppure personaggi come Elon Musk? Ma anche in questo caso il problema si pone e si porrà per tutto: per il cibo, per l’acqua, per i farmaci, per l’aria che respiriamo, arriveremo a pagare l’acqua e l’ossigeno? In tal caso temo che l’I.A sia se non l’ultimo, comunque il meno urgente dei problemi …

“L’idea poi che le leggi, le regole sulle quali si basa la nostra convivenza, possano essere affidate ad un cloud ci inquieta […] E infine, comunque la si metta, anziché agevolare il recupero o il potenziamento di quella intelligenza naturale che tanto sembra oggi difettare, c’è il rischio concreto che ne sanciscano la definitiva atrofizzazione.
A conti fatti, non sembriamo messi troppo bene.”
Sì, non troppo bene, ma, ripeto, per molti altri motivi fra i quali l’I.A. non necessariamente potrebbe essere il motivo peggiore … l’intelligenza naturale non si atrofizzerà, più probabilmente si trasformerà in qualcosa che difficilmente oggi possiamo immaginare. Sarà meglio? peggio? chi può dirlo? Dipenderà, come sembra, da quanto questo cambiamento sarà “democratico” piuttosto che elitario, da come verrà gestito e da chi, e non ultimo da cosa l’essere umano vorrà fare di questi nuovi strumenti … e sulla affidabilità e fiducia nel genere umano, Paolo ce lo insegna, non c’è molto da stare allegri “a prescindere”, come direbbe Totò!

Mi viene in mente un malsano pensiero, che cercherò di ricacciare indietro, o magari ne potremo parlare poi (tu Paolo sai già dove vado a parare …), ovvero la considerazione che, diventando vecchi, diventiamo tutti chi più chi meno più pessimisti, più negativi, più categorici, più nostalgici dei bei tempi passati, più severi nel giudizio sulle nuove generazioni, più intolleranti, meno in grado di adeguarci al nuovo, al mondo presente e futuro e più spaventati, inquietati e disturbati dalle nuove tecnologie … non esiste nessuno, nella storia dell’umanità, che ad un certo punto ben preciso della propria vita, all’incirca fra i 55-60-65 anni ed oltre, non individui in quel preciso momento il punto di svolta dell’universo, in cui tutto ineluttabilmente volge al peggio, un punto preciso in cui fino a prima le cose erano migliori e da subito dopo diventeranno irreversibilmente peggiori … potrebbe essere che questo c’entri qualcosa ??
P.S. ma Leonardo da Vinci avrebbe avuto paura dell’I.A ??



