di Maurizio Castellaro, 23 dicembre 2023
Le “ariette” che postiamo dovrebbero essere, negli intenti del loro estensore, «un contrappunto leggero e ironico alle corpose riflessioni pubblicate di solito sul sito. Un modo per dare un piccolo contributo “laterale” al discorso». (n.d.r).
C’era una volta un insegnante, ormai vicino alla pensione. Questo insegnante era molto triste, perché non gli piaceva come la scuola stava cambiando negli ultimi anni.
I ragazzi non leggevano più libri, avevano difficoltà a concentrarsi, faticavano nell’amicizia e nell’amore, e da grandi volevano tutti diventare influencers.
Anche gli insegnanti non erano più quelli di quando aveva cominciato. Quando si incontravano nei corridoi nessuno più parlava di cultura, ma solo di programmi da rispettare, moduli da compilare, formazione digitale da inseguire, famiglie da cui difendersi.
Per questo l’insegnante si sentiva sempre più solo e inutile.
L’ultima ora di scuola prima delle vacanze di Natale l’insegnante propose agli alunni di fare un disegno che li rappresentasse. Thomas consegnò il suo disegno per ultimo, ed era più o meno così.

E questa è la spiegazione che Thomas gli dette del suo lavoro. “Vede Prof, mi sono disegnato come un pallone da calcio, perché io amo il calcio, e da grande vorrei fare il calciatore, e se non ci riesco vorrei fare il saldatore. Su questa palla ci ho fatto dei cerotti, perché nella mia vita ci sono delle ferite, ma stanno guarendo. Poi vede, questa palla è stata spezzata a metà, perché mio padre è alcolizzato, e tante volte la sera non riesce neppure a farmi da mangiare e va direttamente a dormire. E poi è spezzata anche perché mia mamma è andata via tanti anni fa quando ero piccolo, è tornata in Romania, e la sento solo per telefono. Però Prof, vede queste corde che tengono unita la palla? Una è mio fratello maggiore che con mia cognata mi aiuterà a trovare un lavoro, l’altra corda è mia sorella che tante notti mi ospita in casa da lei a dormire. Questa corda invece è la scuola, perché anche voi prof mi aiutate a crescere bene”.
Suonò la campanella e i ragazzi uscirono di corsa, finalmente in vacanza.
L’insegnante rimase con il foglio di Thomas in mano, a riflettere.
Conosceva bene la storia del ragazzo, ma non aveva mai pensato a lui come ad una palla da calcio sorridente, nonostante tutto.
E sorrise anche lui.



